L’atteggiamento mentale che caratterizza l'allenamento agli esercizi del training autogeno è comunemente descritto come “concentrazione passiva”. Esso può essere inteso come un lasciar accadere che le modificazioni avvengano spontaneamente nel corpo, senza ricercarle con uno sforzo mentale. Ciò significa che la persona mantiene l’attenzione passivamente concentrata sulle formule standard per accogliere, senza interferire, quanto spontaneamente accade nel corpo.

Per assumere questo atteggiamento di passività mentale è necessario acquisire una disposizione di non-volontà lasciando che tutto accada come se si fosse semplici spettatori di se stessi. Ogni tentativo forzato di raggiungere una meta, quale il rilassamento, finisce per produrre l’effetto contrario: non bisogna avere fretta ed essere costanti nell’allenamento per permettere che questo stato di benefica passività arrivi.

La disposizione mentale alla base del training autogeno è tanto importante che alcuni clinici le dedicano, attraverso l’ascolto del corpo, i primi incontri di training: l’accento qui è posto infatti sull’ascoltare e non sul sentire, si tratta di prendere atto di quanto è presente nel corpo e non di dover sentire qualcosa di determinato. In questo modo si acquisisce la capacità di lasciar accadere dei fenomeni dentro di sé, senza dare comandi al proprio essere psicofisico, senza avere aspettative, senza dare giudizi di valore sulle risposte dell’organismo e accettando invece, in modo acritico, qualunque risposta da parte di esso, ivi compresa la non-risposta.

In questo modo si fa esperienza di uno “stato di veglia passiva”, situazione in cui lascio che accada e che impariamo a distinguere da uno “stato di veglia attiva”, situazione in cui voglio che accada. Il training autogeno si sviluppa integralmente nello stato di veglia passiva lasciando che qualsiasi cosa possa generarsi dall’interno, lasciando accadere qualunque cosa in risposta alle formule standard del training che vengono ripetute mentalmente.

Quando il praticante inizia a concentrarsi sulle formule non è raro che tenda a riaffiorare la tentazione di ricercare attivamente i vissuti d’organo, ovvero le sensazioni corrispondenti alle singole formule (ad esempio la sensazione fisica di pesantezza quando si ripete la formula “il corpo è pesante”), anziché di lasciar accadere in sé qualunque cosa limitandosi a prendere atto di ciò che accade.

L’esperienza del training autogeno porterà a scoprire, con l’allenamento, che la concentrazione passiva sulle formule, pur in assenza di un atteggiamento intenzionale e volitivo, produce nell’organismo risposte spontanee (autogene) le quali sono spesso congruenti con il contenuto delle formule stesse: ripetere mentalmente la formula della pesantezza porta molto spesso a percepire una sensazione fisica di pesantezza. È un fenomeno noto con il nome di “ideoplasia” per il quale un qualsiasi assetto psichico, comunque ottenuto, determina un particolare assetto del sistema neuroormonale.

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