Al pari della disposizione mentale, la postura che adottiamo durante l’allenamento al training autogeno è di fondamentale importanza in quanto, molte delle difficoltà che inizialmente possiamo incontrare nel processo di apprendimento del training autogeno, derivano proprio da una postura scorretta: è sempre bene chiedersi se ci troviamo in una posizione comoda (che ci fa sentire a nostro agio) nel predisporci agli esercizi perché, in caso contrario, dovremo operare alcune modifiche.

Assumere una posizione “comoda” non è infatti un qualcosa di scontato, istintivo e naturale come può esserlo per gli animali o i bambini, a maggior ragione se presentiamo particolari tensioni o contratture muscolari. Generalmente la tensione muscolare può essere riconducibile alle posture scorrette che assumiamo nella quotidianità (a lavoro, ad esempio), al sovraccarico (come nel caso degli sportivi), a squilibri alimentari o del metabolismo, ma anche (e spesso soprattutto) con il perdurare di stati emotivi particolari come l’ansia e lo stress.

In quest’ultimo caso ad esempio, quando una persona è particolarmente ansiosa o stressata, i muscoli possono contrarsi involontariamente a causa della tensione nervosa che si innesca in automatico in risposta ad una possibile minaccia (reale o percepita). Questa contrazione muscolare può verificarsi in vari gruppi muscolari, come quelli della spalla, del collo o della schiena. L’ansia costante o cronica può portare a una tensione muscolare persistente in alcune parti del corpo, tensione che può diventare sempre più “scomoda” e dolorosa. Se la tensione muscolare si cronicizza e non viene adeguatamente gestita, c’è un rischio maggiore che i muscoli diventino soggetti a contratture muscolari. La costante contrazione dei muscoli può infatti portare a un’infiammazione locale e a una ridotta circolazione sanguigna nella zona interessata e possono insorgere sintomi quali dolore, rigidità muscolare, limitazione dei movimenti e debolezza. In casi come questi, trovare una posizione comoda non è così naturale, è un qualcosa che va appreso con l’esperienza e, nel caso del training autogeno, non solo scegliendo con cura la “posizione migliore” tra quelle standard, ma anche chiedendosi, al termine di ogni seduta, quali tensioni o fastidi abbiamo provato in modo tale da operare gli opportuni cambiamenti nelle sessioni successive.

Attraverso una postura corretta (o giusta per noi) possiamo non solo evitare fastidi superflui, ma soprattutto agevoliamo il processo distensivo che caratterizza l’evoluzione positiva del training autogeno andando così ad influire, indirettamente, anche sul nostro stato emotivo. In tal senso il training autogeno prevede tre atteggiamenti corporali (posture o posizioni) fondamentali: la posizione supina, la posizione a poltrona e la posizione seduta (o del cocchiere) ciascuna con le sue indicazioni e controindicazioni.

LA POSIZIONE SUPINA

Come da immagine possiamo sdraiarci su un tappetino appoggiando la testa su di un cuscino (se lo si usa normalmente), gambe e braccia divaricate (non in modo esagerato ma evitando che le mani tocchino il corpo), le punte dei piedi possono rivolgersi verso l’esterno e le dita delle mani possono assumere una posizione arcuata. Lasciamo andare la mandibola inferiore (che può naturalmente staccarsi da quella superiore) e lasciamo cadere le spalle.

La posizione supina è controindicata per le persone con dispnea (difficoltà di respirazione), per le donne in gravidanza e per tutti coloro che si trovano a disagio nel mettersi distesi. In questi casi è consigliabile la posizione a poltrona che non presenta particolari controindicazioni. La posizione supina è, in assenza di controindicazioni, la posizione migliore per chi inizia l’allenamento al training autogeno in quanto si avvicina di più a quella che si assume quando si va a dormire, ed è quella che, in assoluto, permette un rilassamento più profondo.

LA POSIZIONE A POLTRONA

Ci accomodiamo su una poltrona dallo schienale rigido per evitare che la colonna vertebrale si curvi; appoggiamo bene le piante dei piedi per terra e gli avambracci sui braccioli della poltrona lasciando che le mani si pieghino naturalmente; lasciamo ricadere la testa dolcemente in avanti senza forzature.

Facciamo particolare attenzione alla posizione della schiena (che deve rimanere dritta) ed evitare tensioni alle spalle e al muscolo trapezio per non limitare la dilatazione toracica riducendo la capacità respiratoria. Anche la testa non deve abbassarsi eccessivamente così come il corpo non ha da infossarsi troppo nella poltrona.

POSIZIONE SEDUTA (DEL COCCHIERE)

Sediamo su una sedia evitando di appoggiarci allo schienale; posiamo bene le piante dei piedi per terra assicurandoci che i polpacci non siano tesi; divarichiamo leggermente le gambe mantenendole parallele e appoggiamo morbidamente gli avambracci sulle ginocchia; abbandoniamo le mani senza che si tocchino tra loro; ergiamoci bene con il busto in modo da tenere dritta la spina dorsale, inspiriamo profondamente ed espirando rilasciamo la nuca, testa, spalle e braccia in modo che tutto il corpo risulti abbandonato eccetto la spina dorsale che lo deve sorreggere.

Questa posizione, benché risulti alla maggior parte delle persone un po' più difficile risulta particolarmente preziosa in quanto ci permette di allenarci anche in assenza di una poltrona o di un materassino.

 

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